Caveja

Prima che la tecnologia rivoluzionasse il mondo agricolo introducendo i moderni macchinari, ad aiutare l'uomo nel lavoro della terra erano gli animali: mucche, buoi, cavalli si prestavano infatti come insostituibili motrici di carri e aratri, contribuendo sensibilmente allo sviluppo dell'agricoltura e, di conseguenza, al sostentamento dell'uomo e lo sviluppo della civiltà.

Per unire le bestie ai carri veniva utilizzato il cosiddetto gioco (da cui il termine "aggiogare"), un pesante pezzo di legno che, posto sul dorso degli animali, permetteva di sfruttare tutta la loro potenza di traino: esso non permetteva alcun movimento laterale e talvolta possedeva un vero e proprio timone che veniva utilizzato per meglio governare l'andatura del mezzo.

Per assicurare il timone al giogo veniva inizialmente utilizzato un lungo perno di legno, ma, vista la facile usura del materiale, in breve tempo esso venne rimpiazzato da una ben più robusta asta di metallo: la caveja.

Pur essendo uno strumento rudimentale e spesso di grossolana fattura, la caveja divenne presto un elemento decorativo-allegorico molto importante nel contesto della cultura contadina romagnola, tanto da trasformarsi esso stesso in un simbolo. Essa veniva infatti addirittura utilizzata in rituali specifici, come, per esempio, per riconoscere il sesso dei nascituri, per scongiurare l’arrivo di un temporale, per proteggere il raccolto, a fini propiziatori nelle case degli sposi novelli, per liberare chi fosse colpito da una fattura, per attirare e catturare le api. Inoltre, durante il periodo della Settimana Santa, gli anelli della Caveja venivano legati, come avveniva per le campane della chiesa, dal Giovedì fino al Sabato Santo.

La decisione di assegnare un nome tanto evocativo a questo Sangiovese non è ovviamente casuale: Caveja offre infatti al proprio degustatore la possibilità di esperire tramite i sensi la vera e proprio storia e tradizione della Romagna, diventandone parte. In questo vino suadente intensità del Sangiovese trova del resto perfetto equilibrio nell'incontro con le note aromatiche pressoché uniche di due vitigni autoctoni straordinari: il Malbo Gentile, con la sua grande struttura e le evolute note fruttate, e il Centesimino, noto anche come Sauvignon Rosso e caratterizzato da una piacevole acidità e da una considerevole persistenza aromatica.

Il risultato che si ottiene è un trionfo di profumi e sapori, in cui le note fruttate emergono in tutta la propria succulenza, supportate da una intrigante nota speziata di pepe e chiodo di garofano. Pieno, caldo e gentilmente tannico, Caveja si offre come ottimo abbinamento per pranzi e cene all'insegna della tradizione romagnola, in cui trionfano pasta all'uovo fatta in casa, carni rosse e saporiti affettati, ma soprattutto il calore della famiglia e degli amici.